Un pensiero per l’Avvento

candele avvento

Sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre (Sal 131, 2).

Davanti al turbamento di Maria, l’angelo dice: ‘Non temere’.

È un invito bellissimo a non avere paura di Dio ed è una parola che risuona all’inizio del Vangelo e lo attraversa tutto.

‘Perché avete paura?’ dirà Gesù agli apostoli spaventati nel mare in tempesta.

‘Non temete’ dirà l’angelo della Resurrezione alle donne che vanno al sepolcro.

Di fronte a Dio non dobbiamo temere, perché la sua presenza nella nostra vita, nella storia dell’uomo, è sempre una presenza di amore.

‘Non temete’ è la parola che ci rivolge in tutte le nostre paure, perché Dio ci vuol bene, incondizionatamente.

(M. Cè, da una Meditazione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino 27 settembre 2007)

Un pensiero per l’Avvento

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Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo?” (Lc 1,34).

“Io non conosco uomo”, non sono ancora pienamente sposata.

E l’angelo risponde al “come”: “Lo Spirito santo scenderà su di te”.

All’inizio della creazione lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Qui avviene una nuova creazione. Lo Spirito di Dio scende su Maria per realizzare un nuovo inizio della storia.

“E su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”: il verbo greco richiama la nube che si posava sulla tenda degli ebrei dove c’era l’Arca, a significare che Dio era presente e Mosè poteva parlare con lui (cf Es 33, 9-11). Luca usa lo stesso verbo perché ora si realizza quello che lì era solo una profezia: “Colui che nascerà da te sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio“. L’allusione all’Antico Testamento contiene questa grande verità: tu diventerai la nuova tenda in cui Dio si rende presente.

Maria non chiede un segno, ma è l’angelo che glielo dà: “Vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Lo stesso Dio, che ha reso possibile ad Elisabetta la generazione di un figlio in età avanzata, agirà anche in te.

(M. Cè, da una Meditazione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino 27 settembre 2007)

Un pensiero per l’Avvento

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Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò…

Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che quando ascoltano la parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono (Mc 4, 5-6.16-17).

Le “tribolazioni”: qualche volta le ansie, le preoccupazioni sono talmente opprimenti che anche Dio scompare dall’orizzonte. Però guai se non c’è più spazio per Dio, perché ci si dispera.

Le “persecuzioni”: senza dimenticare le tante persecuzioni del ventesimo secolo e quelle attuali in varie parti del mondo, consideriamo un’altra condizione che tocca tutti.

È la solitudine e la difficoltà a vivere il vangelo in un periodo radicalmente secolarizzato come il nostro. Quando si è circondati da una cultura totalmente disomogenea al vangelo, chi cerca di viverlo si sente ridicolo e qualche volta isolato.

Anche queste possono essere persecuzioni che inducono al compromesso, a nascondere la fede, a comportarsi come tutti… e il seme non attecchisce più.

(M. Cè, da una Meditazione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino aprile-maggio 2003)

Un pensiero per l’Avvento

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Allora Pietro parlò loro così: “Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”.

All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore (Atti 2,36-37)

Dio ha una parola per ciascuno di noi. La caratteristica della parola di Dio è che risuona magari in un’assemblea di migliaia di persone e ciascuno la sente rivolta a sé, come è successo a pentecoste quando Pietro parlava nella sua lingua e ciascuno capiva nella propria.

Ogni volta che ci accostiamo ai testi evangelici, dovremmo leggerli con molta calma per farli risuonare nel cuore, perché la parola di Dio entri in noi e ci suggerisca quello che lui vuole dirci. Il vangelo è un “libro vivo”: se lo leggiamo nella fede, incontriamo l’adorabile persona di Gesù. Gesù parla alle folle e ora parla a me; guarisce un ammalato, e ora guarisce me: il vangelo è un incontro personale con il Signore. Non è soltanto leggere cosa ha fatto Gesù duemila anni fa, ma è un incontro “attuale” con la sua persona che vuol parlarmi, che vuol guarirmi, che vuol perdonarmi.

È molto importante che noi accostiamo la parola di Dio scritta: qui incontriamo il Signore.

(M. Cè, dalla Introduzione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino 12 dicembre 2003)