Allora Pietro parlò loro così: “Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”.
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore (Atti 2,36-37)
Dio ha una parola per ciascuno di noi. La caratteristica della parola di Dio è che risuona magari in un’assemblea di migliaia di persone e ciascuno la sente rivolta a sé, come è successo a pentecoste quando Pietro parlava nella sua lingua e ciascuno capiva nella propria.
Ogni volta che ci accostiamo ai testi evangelici, dovremmo leggerli con molta calma per farli risuonare nel cuore, perché la parola di Dio entri in noi e ci suggerisca quello che lui vuole dirci. Il vangelo è un “libro vivo”: se lo leggiamo nella fede, incontriamo l’adorabile persona di Gesù. Gesù parla alle folle e ora parla a me; guarisce un ammalato, e ora guarisce me: il vangelo è un incontro personale con il Signore. Non è soltanto leggere cosa ha fatto Gesù duemila anni fa, ma è un incontro “attuale” con la sua persona che vuol parlarmi, che vuol guarirmi, che vuol perdonarmi.
È molto importante che noi accostiamo la parola di Dio scritta: qui incontriamo il Signore.
(M. Cè, dalla Introduzione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino 12 dicembre 2003)