Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: “Di che cosa discutete con loro?” Gli rispose uno della folla: “Maestro ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”. Egli allora, in risposta, disse loro: “O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me″.
E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: “Da quanto tempo gli accade questo?” Ed egli rispose: “Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. E Gesù gli disse: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”. Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: “Credo, aiutami nella mia incredulità” (Mc 9, 15-24).
Fermiamoci sull’espressione del padre del giovane. Quest’uomo crede, ma è consapevole anche della pochezza della sua fede e ne sente tutta la fatica. Infatti chiede un segno, mette alla prova Gesù.
Vorrebbe credere, come Gesù richiede, però se ne sente incapace.
E allora prega: “Io credo, ma tu aiuta la mia incredulità”.
È una preghiera che dobbiamo fare anche noi: “Signore, aiuta la mia incredulità, aiutami a credere”. La fede è anzitutto un dono che il Signore ci fa e perciò lo dobbiamo chiedere. La fede che Gesù domanda riguarda proprio la sua persona: “Dovete credere a me”.
Gesù si presentava e riteneva di avere, in quello che diceva, in quello che faceva, tutti i motivi per essere creduto. La gente, invece, normalmente, di questo non si accontentava e chiedeva dei segni. Gesù qualche volta acconsentiva, quasi con dispiacere, tanto che il vangelo di Giovanni riporta questa sua affermazione: “Credete a me e se proprio non credete a me, credete almeno alle opere che faccio” (cf Gv 14,11).
Gesù chiedeva la fede nella sua parola.
Noi possiamo accostare Gesù nella sua parola. Per chi lo legge con cuore semplice e buono, il vangelo presenta e rivela il volto di Gesù. Il vangelo è credibile, non tanto perché dà informazioni verificabili, ma perché, nella sua luminosità, lascia trasparire che viene da Dio e che Gesù è veramente il Figlio di Dio.
Gesù ci ha parlato perché noi potessimo credere in lui, sulla sua parola.
(M. Cè, da una Meditazione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino 1 maggio 2003)