L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc 1,46-48).
Il dono totalmente gratuito vuole una risposta. Maria si apre con radicale disponibilità all’azione di Dio: è la creatura davanti al suo Signore. Proprio per questo Dio l’ha scelta e ha compiuto in lei grandi cose. Non perché Maria era grande, ma perché ha aperto il cuore, ha creduto all’amore. “Beata te che hai creduto”, le dirà Elisabetta. E Maria risponderà: “Ha guardato la piccolezza della sua serva”. Ed è vero. Maria è una piccolezza, come tutti noi.
Anche noi dobbiamo rispondere, perché siamo stati gratuitamente amati. La grazia del battesimo è del tutto sproporzionata rispetto ai meriti umani. Chi ha meritato il battesimo che ci ha fatti liberi dal peccato, figli di Dio, fratelli tra di noi? Normalmente siamo battezzati da bambini, ma anche chi fosse stato battezzato da adulto non lo ha meritato.
Meditando il mistero dell’Annunciazione pensiamo a come ognuno di noi è stato amato da Dio e ci domandiamo: “Io ho risposto?”.
Non solo l’inizio del nostro rapporto con Dio, il battesimo, ma tutta la nostra vita è segnata dal suo amore. Quante volte noi abbiamo voltato le spalle a Dio e lui è venuto a cercarci, ci ha chiamati, ci ha sollecitati, ci ha perdonati, ci ha rinnovati e ci ha fatti suoi?
C’è il bellissimo salmo 135 (136), il grande Hallel, che gli ebrei cantano nella Cena pasquale, che recensisce tutti gli interventi di Dio nella storia del popolo ebraico; ad ogni evento il salmo ripete: Perché eterna è la sua misericordia.
Ciascuno di noi dovrebbe scrivere una volta nella vita il suo grande Hallel per ripeterlo periodicamente prendendo coscienza di essere amato e cercato da Dio, trarne una grande speranza e la forza per una risposta generosa.
(M. Cè, da una Meditazione agli esercizi spirituali diocesani, Cavallino 27 settembre 2007)