Buon Natale dal Madagascar…

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Don Graziano ci ha inviato dal Madagascar per augurarci Buon Natale ed aggiornarci sulla situazione del Paese.

Antananarivo, 12 Dicembre 2021

Cari amici e benefattori,

E’ sempre motivo di grande gioia per me il potervi raggiungere personalmente, soprattutto in occasione del santo Natale e del Nuovo Anno.

Prima di tutto vi giunga il saluto cordiale da parte di tutti i salesiani del Madagascar et Mauritius e l’augurio di un Santo e Felice Natale.

Spero che siate in buona salute e soprattutto sereni e lieti, in questo tempo che si presenta ai nostri occhi così incerto e tenebroso, affinché possiamo trovare e sentire la presenza del Dio d’Amore, dell’Emmanuele, del Dio-con-noi. Di un Dio che non ci abbandona e non ci abbandonerà mai.

Sono alcuni giorni che penso che è ora di scrivere una lettera per gli auguri natalizi a tutti voi. Cerco ora di mettere giù qualche riga per mandarvi un po’ di notizie e soprattutto per farvi sapere come stiamo noi qui in questo momento.

Probabilmente avrete sentito che il Madagascar soffre, da diverso tempo, di una grave siccità, soprattutto nelle regioni del sud. In alcuni luoghi in particolare, la gente e specialmente i bambini soffrono e muoiono per mancanza di acqua e di cibo: si adattano a bere l’acqua raccolta nelle poche pozzanghere rimaste mista a terra e sporcizia. Si cibano della pelle di animale oppure delle poche foglie di cactus ancora presenti.

La pandemia che ha colpito il mondo intero, non ha certo risparmiato il Madagascar. Ha portato anche qui malattia, morte e naturalmente un grande impoverimento. Sono molti i ragazzi e le ragazze che hanno dovuto lasciare la scuola perché le famiglie non hanno la possibilità di provvedere alle spese scolastiche. Molta gente ha perso quel piccolo lavoro che deteneva; in particolare qui alla capitale molti poveri, molte famiglie, faticano a passare la giornata e sono costretti a chiedere aiuto per il cibo, per le medicine, per l’ospedale, per la scuola, per l’affitto…

In tutto il periodo della pandemia (quindi durante circa due anni), nella comunità dove vivo e lavoro abbiamo potuto assicurare aiuto a circa 180 famiglie che per due volte la settimana sono venute, e tuttora vengono, a ritirare dei generi di prima necessità: riso, fagioli, olio, zucchero, sapone… L’attesa per chi viene a cercare questo aiuto inizia già alle 5 del mattino: la gente attende pazientemente fino alle ore 7e 30 circa quando, con l’aiuto di alcuni laici, iniziamo la distribuzione degli aiuti.

I casi particolari, di richiesta di denaro, soprattutto per questioni di malattia, ricovero ospedaliero, affitti da pagare, rette scolastiche attuali e arretrate, si rivolgono direttamente alla mia persona e vi assicuro che quotidianamente sono molti coloro che vengono a chiedere, e spesso con insistenza, poiché molti credono che gli aiuti di questo genere siano senza fine e ciascuno pensa di essere l’unico caso necessario di aiuto eccezionale.

A nulla vale il ripetere che non possiamo dare tutto ciò di cui hanno bisogno; la gente vede che noi abitiamo in una casa in muratura, con un tetto, delle finestre, delle porte e quindi anche con dei mobili, soprattutto un letto su cui poter dormire… mentre invece molte famiglie vivono in case di fango, con tetti spesso rattoppati con pezzi di nylon, di lamiere, di cartone, famiglie che hanno come letto la nuda terra, che hanno come materasso una semplice stuoia e che spesso, durante la notte, sono visitate da ospiti poco graditi come i topi, le pulci e altri parassiti e, purtroppo, da banditi che rubano le poche cose (pentole, piatti, posate…) e uccidono, in vari casi, le persone.

Anche alla capitale c’è carenza d’acqua. I pozzi artigianali sono a secco oppure, se c’è ancora dell’acqua, questa è sporca o infettata e provoca malattie gastrointestinali e infezioni varie. E allora, come fare, come rispondere di fronte a chi viene a chiedere aiuto per sopravvivere, perché in effetti – e purtroppo – si tratta più di sopravvivenza, che di una vita degna, giusta, serena…

Veramente,  se i poveri non chiudono occhio la notte, perché non hanno un posto dove poter riposare, essere al sicuro… io non riesco a dormire perché la coscienza mi tiene in veglia, mi fa pensare al fatto che Dio un giorno mi chiederà conto, dicendomi: che hai fatto a tuo fratello che ti chiedeva e ti tendeva la mano? Dio mi chiederà come io abbia potuto soddisfare la mia fame, almeno due volte al giorno, quando invece c’è chi non riesce a fare nemmeno un solo pasto decente al giorno.

È in questo contesto che cerco di vivere, oggi, la terza domenica di Avvento, la domenica della “GIOIA”. Quel messaggio profondo di bontà, misericordia e grazia che il Signore ci invia, ricordandoci che questa gioia possiamo veramente provarla  e viverla nella solidarietà, la condivisone, l’accoglienza, l’ascolto, la vicinanza, la riconciliazione… Perché percorrere la strada della giustizia, della solidarietà e della sobrietà sono valori essenziali per un’esistenza pienamente umana e autenticamente cristiana.

Questa domenica ci aiuta a scoprire che questa conversione è fonte di gioia. Chi si avvicina al Signore prova gioia. Viviamo in un mondo travolto da ogni tipo di problema, la pandemia, la precarietà, la violenza. Molti temono per il futuro. Eppure il cristiano è una persona gioiosa. La sua gioia non è qualcosa di superficiale e fugace. È profonda e duratura. È un dono del Signore che riempie la sua vita. Nasce dalla certezza che il Signore è vicino. È vicino per la sua tenerezza, per la sua misericordia, per il suo perdono e per il suo amore.

Tra pochi giorni celebreremo la nascita di Cristo Salvatore. Lo stesso Cristo continua a voler venire in noi. Bussa alla nostra porta e aspetta la nostra risposta. Conta su di noi perché, seguendo Giovanni Battista, saremo i suoi precursori in questo mondo dove la violenza continua ad affliggere i rapporti sociali e familiari. Preparare la via del Signore è dare testimonianza di pace, dialogo, ascolto, pazienza e riconciliazione. Questo suppone una vera conversione di noi stessi, un adattamento a questo Dio che è Amore.

Se, come gli ascoltatori di Giovanni Battista, ci chiediamo “Cosa dobbiamo fare?”, Possiamo andare fino in fondo al nostro cuore per trovare le risposte che lo Spirito Santo vi pone. Il prossimo Natale ci offre tante occasioni per uscire da noi stessi, per aprirci alla condivisione, per ascoltare il nostro coniuge, i nostri figli, chi è nel bisogno, chi incontriamo, ecc. Il consiglio di Giovanni Battista era perfettamente mirato per coloro che si ponevano la domanda “Cosa dobbiamo fare?”. Stiamo sicuri che quelli dello Spirito Santo in noi sono altrettanto importanti. Sta a noi ascoltare, ascoltare liberamente, di un ascolto che libera e riempie di gioia.

Concludo ringraziando tutti voi per l’aiuto e il sostegno, di vario genere, che ci avete dato in questo tempo. Abbiamo potuto fare molto. Certamente potremo fare ancora di più: la generosità non è mai a porte stagne. L’importante è donare, di vero cuore, quanto si può, quando si può e quello che si può: il resto lo fa il Signore e, insieme a Lui, i miracoli accadono, e non solo a Natale.

Tanti auguri a tutti voi. Dio vi benedica, faccia risplendere su di voi il suo volto e vi conservi nella pace di Cristo, Principe della Pace.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo
Padre Graziano, sdb

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