“Dai!! Oggi facciamo il presepio”, “e perché?”, “perché fra poco è Natale!”. Resto convinto che un dialogo simile tra genitori e figli sia molto più incisivo di tante cose che si possono dire o fare durante l’incontro di catechismo (per quanto questo resti fondamentale).
Resto convinto di questo per- ché la nostra vita è fatta di riti (non soltanto religiosi): preparare la tavola con più cura in occasione di una festa o per un ospite, vestire eleganti per alcune circostanze ecc.
Sono i gesti che ci ricordano la diversità del tempo che viviamo. Se non fosse così tutto sarebbe piatto e vuoto. Il preparare in famiglia il presepio o l’albero di Natale è un gesto che insegna ai bambini e ricorda agli adulti la straordinarietà di quanto si sta avvicinando. Le nozioni intellettuali se non sono accompagnate anche da questa conoscenza più esperienziale rischierebbero di essere sterili.
Pensavo a questo, cioè all’importanza di fare il presepio, non per entrare nelle annuali polemiche “presepio si, presepio no”, che non mi hanno mai non solo entusiasmato, ma neanche interessato. Sono stato provocato, piuttosto, dalla lettera di papa Francesco sul significato e il valore del presepio. Tutti sappiamo che l’inventore del presepio fu S. Francesco che volle “ascoltare con gli occhi” quanto narrato dal Vangelo.
Quanto vide commosse profondamente Francesco. Non si tratta di semplice sentimentalismo, quanto piuttosto di usare tutti i nostri sensi affinché la grandezza del mistero di un Dio che si fa uomo nella povertà di una mangiatoia smuova la propria interiorità. Le raffigurazioni del presepio solitamente piacciono perché toccano le corde del nostro cuore.
A volte i genitori mi chiedono come si possa trasmettere la fede ai bambini: In maniera semplice, anche facendo il presepio in famiglia perché fra poco c’è un evento straordinario.
Don Marco